Nella sua autobiografia1 Un Capitano, scritta con Paolo Condò, Francesco afferma di restare imbarazzato da certe esternazioni affettive rivoltegli dai propri tifosi.
In primo luogo, dice, perché è timido.
Poi, perché non si capacita di cosa abbia fatto mai per meritarsi così tanto e persistente amore.
Su questo punto io e molti altri potremmo forse dargli qualche suggerimento ma, provando per un attimo a mettermi nei suoi panni (see, vabbè), in fondo lui è solo – si fa per dire – riuscito a realizzare il proprio sogno di bambino e a farlo durare per 25 anni. Sempre sia lodato.
Ultimo ma non meno importante, ancora si meraviglia di sentirsi approcciare quasi come se fosse uno di famiglia, e in modo particolare non sopporta di sentirsi dire cose tipo “per me sei come un figlio/un fratello”. Sostiene che sia una responsabilità troppo grande, perché un idolo sportivo va bene, dura finché dura poi si cambia poster e si appende quello dell’eroe di turno2 (parole sue). Il legame con un familiare invece è una cosa sacra, dura tutta la vita, è un peso troppo grande.
Anche su questo aspetto provo a capirlo. In effetti, pensare che esistano decine di migliaia per non dire milioni di sconosciuti che ritengono di essere suoi padri, madri, zii, zie, fratelli sorelle e cugini di vario grado, sparsi per tutto il globo, dev’essere piuttosto inquietante.
Casomai non aveste letto il libro e non foste informati di certi dettagli, ora siete avvisati su cosa non dirgli nel caso lo incontraste. Non ringraziatemi: oltre che un piacere, è stata una lettura molto istruttiva prima di tutto per me.
1 Della quale qui sopra sfoggio orgoglioso la mia copia personale acquistata il giorno stesso dell’uscita, il 27 settembre 2018. Che casualmente è stato anche il giorno del suo 42° compleanno, in puro stile Guida Galattica. Non che avessi mai avuto particolari dubbi: la “mia” risposta fondamentale alla vita, l’universo è tutto quanto è sempre stata Checco, autobiografia compresa, ah ah!
(Scusa Douglas, non ho resistito)
2 Sarà. Da parte mia le immagini dei miei eroi alle pareti non le sostituisco ma aggiungo mano a mano quelle degli ultimi arrivati. È comunque noto che io sia un tipo particolare; e ho quasi finito lo spazio libero sui muri, prima o poi toccherà cambiare casa.
2 pensieri riguardo “Cose che Checco non vorrebbe sentirsi dire”