Cuneo

Mia città natale, già solo per questo dunque na cifra importante, ne vediamo qui uno scorcio di piazza Galimberti in un mio scatto dell’agosto 2017 preso da sotto i portici del perimetro (meno di tre mesi dopo l’ultima partita de Checco, ancora non l’avevo elaborata del tutto sta cosa, sentivo il bisogno di cullarmi un po’ nel conforto dell’alma mater).

Cuneo è di origine medievale e si chiama così perché il nucleo più antico sorge su uno sperone che si eleva alla confluenza di due fiumi, formando per l’appunto un cuneo. Arrivandovi da nord-est, cioè da dove abitualmente risiedo, appare come una nave in rada in attesa di salpare, poggiata su una valle dalle rive alberate o – a seconda dei casi e delle stagioni – sulle bianche volute di una foschia spumosa, la prua rivolta verso fantastici e remoti orizzonti, ancorata alla terraferma nient’altro che dall’esile legame di un paio di viadotti stradali e ferroviari. Navigare necesse est, anche solo con la fantasia, nevvero.

Non è di origine romana (anche se forse sì, nel senso che qui una città romana un tempo pare ci fosse) bensì medievale; nonostante ciò, il suddetto centro storico è a forma di accampamento romano, ma pensa un po’ che singolare combinazione.
I dettagli sono importanti e quasi mai casuali. Alla fin fine, tutto viene da Roma e tutto a Roma ritorna, me compreso1.

Cuneo è di fatto la mia Winterfell, poiché non solo ce so nato ma – come più volte ricordato – vi ho pure svolto il servizio di leva, al distretto militare la cui sigla era DMCN e che ora come istituzione non esiste più, sopravvivono soltanto gli edifici che sono stati riutilizzati per scopi civili. Quasi tutti: la caserma in cui svolgevo il mio lavoro d’ufficio è stata invece rimodernata, dall’esterno sembra proprio un lavoro ben fatto e costituisce tuttora una struttura militare, daje.


1 Peraltro, il fatto stesso che, mentre redigo questa scheda, io mi trovi per l’appunto a Roma, non fa che confermare tale mio convincimento.


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