Edin

Edin Džeko è uno di quei giocatori così forti, di quelli che ammiri giusto negli highlights delle partite di Champions e speri di non doverci mai giocare contro,

che quando un giorno ti dicono che l’abbiam preso noi la prima reazione è domandare “ma che, davero?”.

Giusto per proporre un termine di paragone: le maglie della Roma che ho collezionato negli ultimi vent’anni o non hanno nome e numero sulla schiena, alcune, oppure – tutte le altre – portano il dieci e il cognome di Checco. Tutte tranne una. Indovinate di chi?

Esatto, proprio del cigno di Sarajevo.
L’amore è Džeko. E anche se è una storia ormai finita, e che poteva finire meglio, non importa. Avere avuto il piacere di ammirare un talento del genere con indosso la maglia della Roma, aver gioito delle sue giocate sopraffine e delle caterve di goal che ha segnato per noi, alcuni dei quali di fattura talmente unica da farmi azzardare un paragone con l’Eterno (il Capitano, si capisce, non l’anziano barbuto del piano di sopra), è stato davvero grandioso.

Hvala, Edine1.

Nota a margine: l’immagine di cui sopra è tratta da qui, cioè, pensate un po’, da una testata indiana. Fin dove ci hai portato, ragazzo mio, fin dove hai fatto risuonare ancora una volta il nome di Roma!


1 “Grazie, Edin” (tradotto dal bosniaco, of course)


2 pensieri riguardo “Edin

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