
Eusebio Di Francesco è stato sia giocatore che allenatore della Roma, un po’ come Rudi e, soprattutto, Bruno Conti e Vincenzino. Nei panni di calciatore era un motorino di centrocampo inesauribile e, insieme a Damiano Tommasi e Gigi Di Biagio, andava a formare il pacchetto mediano tutto italico del 4-3-3 di Zeman, talvolta riproposto pari pari in Nazionale in quanto riuscito ed efficace assortimento di dinamismo, tecnica e visione di gioco.
Eusebio faceva parte della rosa che conquistò lo scudetto 2000-2001 (qui lo vediamo infatti con indosso la maglia di quella stagione, in un’immagine tratta dal web), ma giocò poco a causa di un serio infortunio occorsogli durante la preparazione estiva.
Da tecnico ha portato i colori giallorossi fino alla semifinale di Champions League, punto più alto della storia romanista eccezion fatta per quella certa partita di fine maggio ’84, che alla fine non si poté giocare e fu un peccato, ancora ci domandiamo tutti come sarebbe poi andata a finire.
Grazie a tale risultato, peraltro conseguito al suo primo anno da tecnico della Roma, il buon Di Fra si colloca al vertice del quartetto moderno di allenatori ex giocatori daa Maggica; non ho contezza che altri abbiano fatto in passato un percorso analogo (dal campo alla panchina sempre in ambito giallorosso, intendo) ma è certo che, pure se fosse, gli almanacchi non ne riportano particolari allori.
Il secondo anno invece andò maluccio: forse il buon Eusebio ebbe qualche responsabilità, del resto a bordo campo ce stava lui mica io, tuttavia è indubbio che le maggiori colpe di quella stagione travagliata furono del peggior direttore sportivo mai transitato dagli uffici di Trigoria. Senzadubbiamente1.
1 Aulica citazione di Cetto La Qualunque interpretato da Antonio Albanese, of course.
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