
Sabato, 19 gennaio (7° giorno)
Quel sottoinsieme di me che, quando se ne ricorda, veste panni di blogger, compie oggi 8 anni. Un numero interessante. Equilibrato, rotondo, simmetrico.
Girandolo di 45° in un verso o nell’altro, il numero otto pare quasi identico al simbolo dell’infinito. Che a propria volta esprime un concetto interessante. Qualcosa di estremamente astratto con cui a volte ci misuriamo, ma che riusciamo a malapena a concepire, figuriamoci a comprendere.
Eppure, ci piace (a me per primo) rigirarci in bocca parole come questa, infinito, appunto; quasi a volerne assaporare il mistero, illudendoci di acquisire maggiore familiarità, dunque comprensione del concetto, così, per osmosi, abituandoci all’uso del termine.
Ebbene, si diceva, sono ormai otto anni. Forse non dovrei sottolineare la ricorrenza, non solo perché mio malgrado continuano a essere più numerosi (smodatamente più numerosi) i giorni di assenza che quelli di presenza. Ma perché pare che porti sfiga.
Io però non ci credo. Nella sfiga, intendo. La sfiga, la sfortuna, la malasorte, il malocchio, comunque lo si voglia chiamare, perfino il demonio per chi crede a queste cose, a parer mio è solo l’ennesima, scontata astrazione cui fare ricorso di fronte a eventi che non comprendiamo. Scelte sbagliate che non sappiamo sconfessare né redimere. Fragilità con cui non riusciamo a convivere. Fallimenti dei quali non vogliamo farci una ragione, che ci ancorano al passato, rendendoci impossibile andare avanti.
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